Alla ricerca del sempre nel mai

*di Arianna Pascetta

Alla ricerca del sempre nel mai.
Non avremmo saputo apprezzare meglio “ L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, libro scelto dal Gruppo lettura della Biblioteca di San Valentino in Abruzzo Citeriore, in un’altra stagione se non in autunno, la stagione dei raccolti, delle foglie rosse, arancioni e gialle che coprono la terra, dei pomeriggi ancora leggermente tiepidi, la stagione del buonsenso, della cura e delle riflessioni. Proveremo probabilmente a rileggerlo durante le piogge estive quando per inerzia o malinconia si scrivono diari clandestini, quando si perde di vista il futuro e si riempie il presente sospeso e un po’ bugiardo di vita con pensieri distratti. Ritroveremo in quei momenti, i bei messaggi stesi in tutto il libro con ironia e leggerezza fra i rimandi alla letteratura, alla filosofia, all’arte e al cinema e stroncheremo le attese di accidia. il romanzo è davvero intelligente, profondo ed intimo come un sogno di provincia, senza caos né clamori ma capace di stupirti come quando ascolti il lato 2 di un 45 giri e ti sembra più piacevole della canzone destinata al lancio radiofonico. Non è un caso che proprio grazie al passaparola dei lettori, “L’eleganza del riccio”si sia affermato in breve tempo come best-seller internazionale, tradotto in ben 31 lingue e insignito di numerosi premi. Nel 2009 dal libro è stato tratto il film dal titolo “Il riccio”, per la regia di Mona Achache.

E’ una storia narrata a due voci: quella di Madame Renée Michel e quella di Paloma Josse. La prima, portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, palazzo elegante, abitato da famiglie dell’alta borghesia parigina è umile per nome, posizione e aspetto ma non nell’intelletto. Il nome del suo gatto, Lev, tradisce la passione per Tolstoj e dalla televisione in guardiola si gode in dvd film come Viaggio a Tokyo di Yasujiro Ozu, ascolta Didone ed Enea di Henry Purcell mentre riflette (e si entusiasma) su Kant o cogita (e non concorda) sulle tesi di Husserl. La seconda voce e’ Paloma Josse, figlia minore di una ricca e potente famiglia, ragazzina fin troppo intelligente che come Renè cerca di nascondere la sua natura fingendosi disinteressata poiché sa che dove l’apparenza conta più di qualsiasi altra cosa, possedere uno spiccato senso critico è una rovina. Nella vita del condominio irromperà però un nuovo personaggio: Monsieur Kakuro Ozu, un signore giapponese. Sarà in grado di cogliere l’eleganza chi “fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma dentro è semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti.”? Con questo interrogativo interrompo la trama dicendovi che L’eleganza del riccio è il libro che se fossi una scrittrice, avrei voluto scrivere! E’ un libro che invita ad andare oltre le apparenze, oltre quelle timidezze che balbettano movimenti non istintivi. E’un monito a non essere ciechi ( quasi un trait- union ci lega con il precedente libro scelto “ Cecità” di Saramago”!) e a premiare l’interiorità di chi riesce a mutare semplici pezzi di carta in splendidi origami. E’ il romanzo di chi sa che nella vita c’è molta disperazione ma anche qualche istante di bellezza e cerca comunque un sempre nel mai. A me è bastato leggere i pensieri profondi scritti in appendice sui vari capitoli per farne un libro per l’anima. Ho chiesto quindi alle lettrici del nostro gruppo di inviarmi quelli più suggestivi. Annamaria: Tra quello che ci attende e ciò che abbiamo vissuto c’è un presente prezioso che scorre fra le dita; Annalisa: Quello che ci attende è sempre meglio di ciò che abbiamo vissuto; Loretta: Imparate a vivere dei vostri guai e non sarete mai privi di una buona risata. Il miglior modo di risolvere un problema è quello di cogliervi qualcosa di umoristico.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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