Unione dei Comuni, Di Renzo: in montagna si sopravvive unendo servizi e idee

“Unirsi per sopravvivere, avere il coraggio di uscire dall’isolamento per condividere con gli altri Comuni quasi tutto, questa non è scelta semplice ma una strada obbligata e, anche in questo modo, riducendo e tagliando tutto, riusciamo a malapena a dare ai cittadini solo i servizi essenziali”. Tiziana Di Renzo, vice sindaco di Lama dei Peligni, promotrice  dell’Unione dei Comuni della vallata dell’Aventino, é una amministratrice animata da  entusiasmo e passione, ma ammette: “sono troppe le persone anziane che rimangono nei piccoli paesi, mentre i giovani vanno via in cerca di migliori occasioni di vita e di lavoro, ma ora lasciamo il paese anche le famiglie che hanno bimbi piccoli che preferiscono andare altrove dove ci sono più servizi”.

Malgrado questo scenario così negativo, lei però non dispera. Cosa le da forza a resistere?

“Sono stata eletta dai cittadini e amministro un piccolo comune montano Lama dei Peligni, ma la mia esperienza è simile a centinaia di altri amministratori sparsi in Italia che vivono in aree appenniniche. La crisi ha travolto le aree interne, i Comuni se vogliono dare ancora dei servizi ai loro cittadini devono unirsi. Le esperienze fatte in altre Regioni del Nord, penso alla Lombardia, alla Toscana, che noi spesso seguiamo sia per le iniziative sul lavoro che sulla sanità, hanno fatto scelte razionali e i frutti si vedono. Anche noi abbiamo fatto questo passo ma le difficoltà sono tante, anche a poter offrire servizi di base”.

Quali sono quelli che riuscite ad offrire?

“In primo luogo la scuola, perché rappresenta il futuro, senza di essa non rimarrebbe più nessuno, poi i servizi socio assistenziali, i vigili urbani associati, il servizio urbanistica e l’economato. A livello sanitario siamo riusciti ad ottenere il potenziamento del distretto sanitario, e l’arrivo di una ambulanza per il servizio di 118. Non molto ma sono le cose essenziali”

I Comuni che si sono uniti sono sette, riuscite a cooperare?

“Dobbiamo per forza, lo Stato garantisce poco, così siamo costretti a rivolgerci alla Regione e all’Unione europea dove possiamo partecipare a dei bandi. Il problema maggiore sono gli anziani e i giovani, cerchiamo di dare un aiuto ai primi e trovare una via d’uscita per i ragazzi”.

Le risorse da dive arrivano?

“Sembra quasi incredibile, ma siamo fermi a tanti anni fa, ad esempio, c’è chi sfrutta il bosco, chi un poco di turismo, chi qualche attività estrattiva e minuscole realtà artigiane e imprenditoriali. Insomma poche cose mentre le uscite sono tante”

Avranno un futuro le aree montane?

“La crisi delle aree montane è evidente, ma bisogna ragionare come territori e sempre meno come singoli Comuni. Come minuscoli Municipi non riusciremo mai ad uscire dalla crisi. Il prossimo passaggio deve essere la fusione a cui si dovrà arrivare gradualmente, ma quello sarà il futuro”. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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