Istat, la soddisfazione per la propria vita mostra netti segnali di miglioramento nel 2016

 In Italia, rileva l’Istat, la soddisfazione per la propria vita mostra netti segnali di miglioramento nel 2016, con il 41% degli individui che ne dà una valutazione molto buona (esprimendo un voto tra 8 e 10), contro il 35,1% del 2015. Sembra così avviarsi alla chiusura un periodo di forte insoddisfazione, che ha avuto inizio nel 2012, quando l’indicatore è diminuito di oltre 10 punti percentuali in un anno, passando da 45,9% a 35,3%. Contemporaneamente aumenta l’incertezza rispetto al futuro: la quota di quanti non sono in grado di esprimere una previsione sull’evoluzione della propria situazione nei prossimi 5 anni sale al 25,4% dal 23,5% del 2015. Diverse sono le componenti che si possono tenere in considerazione nel valutare la soddisfazione per la vita: la percezione della situazione economica personale, la salute, le relazioni familiari e amicali, la soddisfazione per il proprio tempo libero, le aspettative sul futuro. Tra queste, la percezione della propria situazione economica sembra giocare un ruolo preminente, seguita da salute e relazioni familiari. La soddisfazione non varia in misura rilevante nelle diverse fasi della vita, ad eccezione del picco che si rileva tra i giovanissimi. Strettamente collegato all’età è invece il giudizio positivo rispetto alle prospettive future: è espresso da oltre il 55% dei giovani fino a 24 anni ma diminuisce, fino a valori molto bassi (tra 7% e 3%), oltre i 65 anni di età.

Negli anni 2015-2016 si possono cogliere diversi segnali di discontinuità, rileva l’Istat, rispetto alle tendenze negative osservate negli anni precedenti. Tornano a crescere la spesa pubblica per la cultura e gli investimenti nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale, un dato incoraggiante quest’ultimo per la gestione di un patrimonio immenso, che i vincoli imposti dalla crisi economica hanno reso più fragile negli ultimi anni. Sale l’attenzione per il paesaggio nelle politiche agricole. Il nuovo Registro nazionale dei paesaggi rurali storici mette in campo un approccio innovativo per la protezione di questo patrimonio mentre il continuo successo dell’agriturismo testimonia l’efficacia delle strategie di sviluppo rurale basate sull’incentivazione della multifunzionalità e sulla valorizzazione del territorio (7,5 aziende ogni 100 km2 nel 2016 contro 5,5 di dieci anni prima). Il peso dell’abusivismo edilizio, aumentato durante la crisi economica congiuntamente alla pesante riduzione della produzione edilizia, conosce finalmente una battuta d’arresto (19,6 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, in lieve calo rispetto alle 19,9 dell’anno precedente). La pressione sul territorio diminuisce anche per la flessione dell’attività estrattiva ma negli ultimi anni aumentano gli incendi boschivi (nel 2015 hanno interessato 1,4 km2 ogni 1.000), ulteriore fattore di impatto che sollecita maggiore attenzione al governo del territorio.

Sul versante degli indicatori soggettivi, nel 2016 si osservano variazioni contenute rispetto all’anno precedente: la quota di italiani insoddisfatti del paesaggio del luogo in cui vivono è pari al 21,5% (22,7% nel 2015) mentre quanti considerano il degrado del paesaggio un problema prioritario in campo ambientale sono il 15% (15,0% nel 2015). L’intero quadro è caratterizzato dal persistere di forti disuguaglianze regionali. In particolare, emerge la debolezza del Mezzogiorno nella valorizzazione delle risorse culturali, che trova conferma nell’indicatore di diffusione e rilevanza del patrimonio museale (calcolato come densità territoriale dei musei con peso variabile in funzione del numero annuo di visitatori) pari nel 2015 a 0,8 per 100 km2 nel Mezzogiorno, contro 3,9 nel Centro e 1,4 nel Nord. Simili indicazioni emergono considerando la spesa comunale per la gestione del patrimonio culturale, pari nel 2015 a 4,2 euro pro capite nei comuni del Mezzogiorno, a 11,4 in quelli del Centro e a 14,1 nei comuni del Nord.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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